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L’olio extra vergine di oliva… è più giovane di quanto pensiate.

9 Aprile 2015
Anche se l’olio da olive ha una tradizione molto antica, l’evo, a differenza di quanto si possa pensare, è in realtà un prodotto piuttosto recente. La dicitura “extra vergine di oliva” infatti nasce solo nel 1960 con la legge 1407. Ovviamente l’evo esisteva già come realtà merceologica prima di tale data, ma non c’era una normativa che riconoscesse ufficialmente la sua qualità, stabilendo quali parametri un olio dovesse avere per rientrare in una categoria così prestigiosa. Il vero salto di qualità, però, fu fatto solo più di 30 anni dopo, con un Regolamento della CEE (n.2568) del 1991. Questo recitava infatti che “la verifica delle caratteristiche organolettiche degli oli di oliva vergini da parte delle autorità nazionali o dei loro rappresentanti è compiuta da panel di assaggiatori riconosciuti dagli Stati membri”. In pratica si sancì (per la prima e, ad oggi, unica volta al mondo) che la categorizzazione merceologica di un prodotto dipende dal suo gusto e dai suoi aromi, e che la valutazione deve essere effettuata da esperti con competenze specifiche. In pratica, vengono accreditati i blendmaster. C’è poi un’altra tematica importante legata a questa categoria e spesso oggetto di polemiche: la provenienza. Non molti lo sanno, ma l’Italia in realtà non produce abbastanza olio extra vergine per il suo fabbisogno annuo. Parliamo di 400 mila tonnellate scarse a fronte di un consumo interno di 600 mila e di un’esportazione di 400 mila. Per questo l’utilizzo di oli di provenienza estera, oltre a essere legittimo, è anche un’oggettiva necessità. Pensare che l’olio extra vergine italiano sia per qualche motivo intrinsecamente migliore di qualsiasi olio estero è un pregiudizio spesso infondato. Ci sono oli buoni e oli cattivi, e questa è l’unica differenza che dovrebbe guidare la scelta di un prodotto rispetto a un altro. O la creazione di un blend di oli extra vergini di alta qualità. Come sempre, rimane essenziale assicurare la trasparenza nei confronti del consumatore sull’origine di ciò che compra. Ma questa è una regola aurea che dovrebbe applicarsi ad ogni ambito e che, sicuramente, meriterebbe un approfondimento a parte.